Motivi “a fogliame”
La classe decorativa “a fogliami”, così detta nelle fonti faentine del ‘500, va a cadere in una fase che possiamo definire del “berettino maturo” (1550-1600 circa). Essa coincide con lo sviluppo a ritmi quasi industriali della maiolica “compendiaria”, che da questo momento per la sua larga fortuna è detta “faïence” in tutta Europa, o più comunemente anche “bianchi di Faenza”. Pertanto dalla metà del ‘500 è facile vedere le stesse articolate fogge delle maioliche “bianche” proposte con un rivestimento azzurro “berrettino”, anch’esso con le stesse caratteristiche di cremosità, spessore, morbidezza vetrosa e coprente; lo smalto può assumere gradi assai variabili d’intensità sino quasi al blu intenso e soprattutto fa da sfondo alla decorazione “a fogliami”, che sembra proprio essere il genere di maggiore forza commerciale. Accanto a questo, che sviluppa sia foglie stilizzate di quercia (“a cerquate”) sia foglie comuni (“foglie de duzena”), prendono inoltre gran voga anche “i paesi”, le “raffaellesche”, i putti, le “rabesche”, i tardi motivi “alla porcellana” o “a tirate” ecc., dipinti nello stesso stile rapido, bozzettistico proprio dello stile “compendiario” di Faenza.
Si documentano pertanto, anche grazie ad abbondanti attestazioni archeologiche, vasellami “bianchi” e “berrettini”, molti dei quali a destinazione conventuale e farmaceutica, decorati “a fogliami” che escono contemporaneamente dalle stesse botteghe dei più celebrati maestri dello stile “compendiarlo”: Francesco Mezzarisa detto “Risino”, Virgiliotto Calamelli, Leonardo Bettisi detto “don Pino”, Enea Utili, Battista Mazzanti, ecc…