Stile “calligrafico”
A Faenza la secolare tradizione del disegno minuto, condotto con morbido e curato calligrafismo, specie nella produzione non dozzinale, per tutto il ‘600 e oltre, dalle tematiche decorative dei “bianchi” distilla un originale, delicato e fantastico repertorio in monocromia blu, composto di insetti, talvolta commisti a frutta e a leggerissimi ramoscelli, spesso disposti su un fondo maiolicato di color azzurro perlato, ricercando ancora quella preziosità che voleva perpetuare i traguardi raggiunti dalla passata stagione “compendiaria”: è questo lo stile “calligrafico”, denominazione mutuata da quella adottata dalla ceramologia per la stessa classe coeva, di ispirazione orientale, che si sviluppa in altre aree italiane (specialmente Deruta e Liguria), detta appunto “calligrafico-naturalistica”.
Abbondanti e varie le fogge su cui si dispone a Faenza lo stile “calligrafico” che, nell’arco di alcuni decenni, da un punto di vista decorativo, mostra un lento e progressivo evolversi dal repertorio minuto fito-zoomorfo a monocromo blu in forme sempre più dilatate, marcate e policrome.
Determina ancora di più la fortuna dello stile “calligrafico” il fatto che tecnicamente, accanto ai prodotti maiolicati, nella ceramica faentina del ‘600 si trasferisce lo stesso repertorio nel più economico prodotto ingobbiato; esso troverà il suo momento di risalto sia nel vasellame d’uso sia nelle targhe devozionali, particolarmente a soggetto mariano, in cui la Vergine può indossare un manto che sfrutta gli elementi fitomorfi del “calligrafico”, monocromi o policromi, ispirati ai pregiati tessuti ottomani in cui domina il tulipano.
Carmen Ravanelli Guidotti