Un viaggio lungo la storia accompagnati da dame, destrieri, musici e cavalieri. Percorrendo le stanze del museo del Rione Giallo si ha proprio la sensazione di percorrere un sentiero attraverso i secoli della città manfreda: dall’epoca rinascimentale dei signori Manfredi – storicamente legati al Rione Giallo – fino agli anni ’60, i primi anni in cui fu istituita la giostra del Niballo e nei quali furono poste le basi per la rievocazione storica che ancora oggi appassiona tanti faentini e non. Nel corso della settimana del Palio non può mancare, per gli avventori che si ritrovano a gustare prelibatezze romagnole nello stand del rione, una visita a uno dei tanti tesori che ci regala il Niballo. Il museo del rione di Porta Pone si trova all’interno della sede rionale, in via Bondiolo, e rappresenta uno dei migliori esempi per conoscere storia e personaggi che, dal medioevo a oggi, sono legati al Niballo, sia dal punto di vista storico sia sportivo.

Il museo del Rione Giallo: arte, libri e trofei

In un museo che si rispetti non può mancare l’arte con la “A” maisucola. Il viaggio parte con la Stanza del Capo Rione, la sala di rappresentanza, in cui cappeggia una scultura del celebre Domenico Rambelli, un dono fatto dall’artista al capo rione di allora e che lega Porta Ponte a uno dei personaggi più rappresentativi della Faenza artistica nel mondo. Accanto ad essa trovano posto alcuni degli speciali gotti in ceramica utilizzati per bere il vin brulé nel corso della Nott de Bisò, l’evento che si tiene a Faenza ogni anno, la sera del 5 gennaio, e che chiude simbolicamente l’anno del Niballo.

La scultura di Domenico Rambelli.

Si prosegue il viaggio entrando nella Stanza del Consiglio, dove sono conservati i trofei vinti dal rione di Porta Ponte: i due palii vinti (1969, 2013), le cinque bigorde (le lance utilizzate dai cavalieri nel corso della giostra) e i tanti trofei vinti in giro per l’Italia. Un modo per avvicinare le persone al lato sportivo della giostra e che i rionali di Porta Ponte sperano di arricchire sempre più con nuove vittorie: l’ultima – storica – è stata quella della Botte, riconquistata dopo 52 anni di astinenza nel 2017.

Un museo è soprattutto memoria storica: la Biblioteca Angelo Lapi conserva libri di storia locale rivolti ad appassionati ed esperti del settore che vogliano approfondire la storia di Faenza nel corso dei secoli. Ad accompagnare le letture ci sono le foto di tutte le dame del Rione Giallo e i cavalieri che nel corso di queste 61 edizioni hanno sfilato per difendere il colore di Porta Ponte.

La Sala delle Armature: fotogallery

Pezzo forte del museo è la Sala delle Armature, che custodisce i costumi utilizzati nel corso delle sfilate del Rione: si tratta di oltre cento costumi realizzati scrupolosamente tutti a mano a partire delle prime edizioni del Niballo. Il Rione ebbe la sua prima sede in via Lapi, nelle cantine dell’abitazione della famiglia Calderoni che, oltre a dare al Giallo due Capi Rione, il signor Tonino e suo figlio l’avvocato Pier Vincenzo, costituì per diversi anni il nucleo portante del Rione stesso. Fu proprio la signora Caterina Fucci Calderoni a realizzare, fino agli anni Ottanta, tutti i costumi della passeggiata storica del Rione. In quelle cantine i ragazzi del Rione passarono le loro serate a realizzare le armature, le armi e le cotte di maglia di ferro che ancora oggi fanno bella mostra nel museo rionale e nel corteo storico del Rione.

«Al momento ci sono cinque persone che nel corso dell’anno seguono i costumi – spiega Maurizio Bertoni, capitano del rione Giallo – un patrimonio che rappresenta una ricchezza non solo per il nostro Rione, ma per tutta la città. Quando rientrano dalle sfilate vanno risistemati e messi a posto con cura, alcuni sono molto delicati dato che hanno più di quarant’anni di storia e necessitano di attenzioni specifiche da parte dei volontari del Rione». I costumi dei cavalieri sono riprodotti fedelmente, anche nella mobilità, e sono frutto di una costante ricerca storica che prosegue ancora ai giorni nostri. «Qui vengono molto anche le scuole – continua Bertoni – riteniamo sia importante avvicinare i giovani a questo museo». Durante tutto l’anno è possibile visitare le stanze del museo prendendo accordi col Rione Giallo.