A volte ritornano. Lorenzo Ballardini è nato a Faenza il 21 dicembre 1988. Ha deciso di studiare in un’università inglese, laureandosi presso il SAE Institute Liverpool in Audio Production e attualmente lavora come freelance Audio Engineer. Dopo questa bella esperienza di tre anni nella città dei Beatles, è tornato a Faenza un anno fa con l’idea di restare.

Da Borgo Durbecco a Liverpool: Lorenzo Ballardini, pur non avendo mai svolto attività specifiche nel proprio rione di appartenenza, è rimasto legato a quella che è davvero una ‘città nella città’ di Faenza capace di regalare amici, occasioni di divertimento e di crescita.

Intervista a Lorenzo Ballardini, per 3 anni studente a Liverpool

Ciao Lorenzo, dove ti trovi adesso e cosa stai facendo?

Ciao! Mi trovo a Rieti per lavoro e tra non molto vado finalmente a letto!

Come hai deciso di andare a vivere all’estero? Frutto di una decisione presa d’istinto o decisione ponderata?

E’ stata una decisione ponderata innanzitutto. Mi sono dato l’obiettivo di cercare un’università strettamente legata al mondo dell’audio professionale, che mi piacesse e che mi potesse dare una preparazione soddisfacente per il mondo del lavoro. Questo, dopo alcuni consigli e visite in diversi campus inglesi, mi ha portato a scegliere di trasferirmi a Liverpool per frequentare la Sae Institute.

Come ti sei trovato in Inghilterra?

Mi sono comunque trovato molto bene, soprattutto con le persone del posto, molto amichevoli e disponibili. La città di Liverpool è per me vivibilissima non essendo una metropoli, quindi non troppo caotica e a misura d’uomo (anche abbastanza economica).

Liverpool: una città che sa valorizzare le proprie peculiarità

Alla luce della tua esperienza, qual è una cosa che in Italia possiamo imparare dal Paese in cui vivi?

Ci sono molte cose delle quali vorrei parlare, ma ciò che mi ha colpito più di tutte è stata la valorizzazione della città di Liverpool e del suo patrimonio culturale. Diciamo che musica, arte, cinema e calcio sono diventate un fattore economico molto incisivo per la città, capaci di attirare tantissimi turisti e studenti da ogni parte del mondo.

Qual è invece una cosa positiva che l’Italia può portare agli altri Paesi?

Domanda difficile, forse la capacità di quelle persone specializzate in una mansione lavorativa particolare, ma che possono spaziare in altro quando serve. Ad esempio, nel mio ambito e nella posizione in cui mi trovo non serve solamente fare il fonico, ma anche sapere gestire luci, video e altre particolarità tecniche. Questo concetto l’ho trovato particolarmente unico per noi italiani rispetto agli inglesi; sono più settoriali rispetto a noi.

“Mettere in rete i tanti faentini all’estero potrebbe essere una bella iniziativa”

Cosa ti manca di Faenza? Quali sono i pregi e i difetti di questa città?

Le cose che mi sono mancate di più sono state diverse, ne riporto giusto qualcuna. Per esempio la fantastica posizione geografica che ti permette di raggiungere in poco tempo sia mare sia montagna; l’estate calda, perché a Liverpool si fa fatica a superare i 20 gradi; i rapporti con le persone, perché è inevitabile che si perdano legami e momenti trascorsi insieme.

Un pregio importante è che Faenza è un piccolo comune e di conseguenza ti permette di girare in bicicletta ovunque raggiungendo qualsiasi punto della città; se a Liverpool usi la bici rischi costantemente la vita. Un difetto è che essendo una piccola città, non ci sono troppi sbocchi professionali e, se si vuole creare qualche cosa, c’è sempre il rischio di pestare i piedi a qualcun altro.

Come potrebbe mantenere questa città un legame con i sui faentini all’estero? Hai suggerimenti da proporre?

Sicuramente queste interviste sono utili a far conoscere alla città persone che vivono o hanno vissuto all’estero. Un altro modo potrebbe essere che il comune possa creare una rete online di persone che possano comunicare attivamente fra di loro, monitorando le proprie attività lavorative e non, in modo tale da ottenere uno scambio di informazioni che possano contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico di Faenza.

Lorenzo, il Borgo e i… gavettoni!

Una delle manifestazioni più seguite dai faentini è il Niballo Palio di Faenza. Che rapporto hai con questa manifestazione?

Sono nato e cresciuto in zona Borgo, quindi mi sono sempre sentito appartenente a Borgo Durbecco. Anni fa ero più partecipe alle manifestazioni rionali avendo amici che partecipano, ma restando in Inghilterra per quasi tre anni me ne sono dovuto allontanare. Quest’anno ci vado quando posso, cioè quasi mai perché sono quasi sempre via per lavoro.

Il ricordo più bello legato al Palio?

Secondo me fu nel 2012 quando io e i miei amici costruimmo una fionda di discrete dimensioni per lanciare i gavettoni. Durante il Palio, dalla zona del Bianco arrivammo fino al Nero. Fu un trionfo!

Che suggerimenti daresti per coinvolgere anche i non rionali alle manifestazioni del Niballo?

Posso dire che è bello farsi coinvolgere in maniera sana, in modo tale da sostenere le attività che ogni rione propone e il panorama folkloristico della città. Premesso che non mi sento parte attiva del rione, provo comunque a dare un suggerimento: bisogna puntare sui giovani cercando di farli collaborare fra di loro con occupazioni che possano integrare e favorire il loro sviluppo sociale e culturale. Esempio pratico: curare un evento che possa essere musicale, artistico, culinario, o di altre tipologie, con il supporto del rione, inglobando le proprie strutture e persone per lo svolgimento di esso. Questo potrebbe portare a un incremento di persone all’interno del rione. Ovviamente non so quanto sia possibile farlo o se sia già stato fatto, ma è semplicemente un’idea che ho in questo momento.