Come ringraziamento a Michele Orlando
per la sua pazienza, attenzione e disponibilità
quando si parla di storia

Come ogni anno, i rioni presentano nuovi costumi per arricchire il corteo che, dalla piazza, porta al campo della giostra. Quest’anno vogliamo approfondire una figura proposta dal Rione Rosso: il rione di porta Imolese infatti ha presentato alla città il nuovo costume di Leonello Vittori, medico ed insegnante nell’Università di Bologna, della moglie Pantasilea Fava e del portainsegne.

Leonello Vittori, vissuto appieno nei turbini del XV secolo tra Faenza e Bologna, era docente apprezzato. E quindi ci vogliamo porre una domanda: quanti erano i faentini che, durante il medioevo, hanno insegnato nelle grandi università europee?

La risposta lascia stupiti: tantissimi! Vediamo allora alcuni di questi partendo proprio da Leonelli Vittori: egli, stando a quanto afferma Giovanni Fantuzzi, era infatti figlio niente meno che del Rettore dell’allora Medicorum et Artistarum almi Studii Bononiae (Grande studio dei medici e delle arti di Bologna), Andrea Vittori, anch’egli dottore in medicina. Secondo il Valgimigli egli fu lettore di astrologia (la scienza che studiava gli influssi delle stelle sugli eventi passati e presenti), metafisica, medicina, astronomia dal 1408 al 1411, poi fu elevato alla carica di vicerettore e, successivamente, a quella di rettore degli artisti.

Il medico Leonello Vittori, nuovo figurante del Rione Rosso

Non si pensi al medico moderno: si trattava di un teorico, studioso appunto di Galeno e di antichi trattati sul corpo umano, che non aveva nulla a che fare con la “chirurgia”, ovvero chi concretamente eseguiva gli interventi (demandati al barbitonsore). Tornando alla famiglia Vittori, Leonello si laureò in Medicina nel 1473, fu docente proprio di medicina nell’Ateneo bolognese fino alla data della sua morte, avvenuta nel 1520. Per il Valgimigli il nostro Lionello tenne, prima del 1482, anche l’insegnamento di logica e filosofia. Numerose furono le sue opere, tra cui ricordiamo “sulle malattie dei bambini” e “sulle febbri”. Egli si differenziò dai colleghi perché – afferma sempre il Valgimigli – seguì le teorie degli arabi: forse è qui il riferimento al filosofo e medico Abū ʿAlī al-Ḥusayn ibn ʿAbd Allāh ibn Sīnā, meglio noto con il nome italiano di Avicenna. Leonello aveva un fratello, Antonio, anch’egli medico, il cui figlio Benedetto fu nel Cinquecento docente di logica, medicina, filosofia prima a Bologna, poi a Padova. Ma la famiglia Vittori non fu certo l’unica illustre per la medicina.

Il filosofo Antonio Cittadini, disputò con Pico della Mirandola

Antonio Cittadini infatti fu anch’egli medico e filosofo di grande fama, insegnante a Ferrara, Padova, Pisa e Parigi. Nel 1474 egli fu senz’altro a Ferrara, dove gli viene chiamato per insegnare fisica per 130 lire (consideriamo che con una lira si potevano acquistare 40 pani di buona fattura, quindi una cifra certo ragguardevole). Antonio Cittadini ai più è noto per la sua diatriba con Giovanni Pico della Mirandola: il faentino, vicino ai peripatetici greci recentemente scoperti e letti nel circolo di Poliziano a Firenze, Giovanni Pico della Mirandola invece più vicino ai testi e alla tradizione platonica. La sua memoria è tramandata proprio nel testo “Dell’Ente e Dell’Uno”, nato come riposta del modenese al faentino.

Anche Mengolino Sali, nato forse ne l1420 nella cappella di si San Bartolo, insegnò logica e filosofia, poi nel 1461 medicina per tornare, nel 1463, alla docenza di logica. Morì probabilmente nel 1485 a Bologna, dove venne sepolto.
Non solo medicina e logica (che come sappiamo erano incredibilmente interrelate per la mentalità dell’epoca) ma troviamo anche tanti faentini giuristi che diedero lustro alla loro città: il primo è Giovanni di Andrea (detto anche Giovanni faentino) che all’inizio del XIV secolo fu insegnante di diritto canonico a Bologna e Padova. Nella prima metà del XV secolo invece troviamo a Bologna Giovanni Zanno. A Ferrara invece, nel 1433, insegnava giurisprudenza un altro faentino, Bartolomeo Ercolani.

I medici faentini a Bologna, i giuristi a Ferrara

Matteo Casella fu docente di giurisprudenza apprezzatissimo nello Studio di Ferrara tra il XV ed il XVI secolo, famoso per essere consigliere di Alfonso d’Este e per avere riformato gli statuti ferraresi. Sembra allora qui delinearsi già una interessante differenza: i medici faentini avevano preso piede a Bologna (dove molti seguivano infatti gli insegnamenti di Avicenna ed Averroè), mentre i giuristi faentini era maggiormente apprezzati nello studio di Ferrara. Manca al nostro conto i docenti di quella che oggi definiremmo letteratura.

Nel 1416 troviamo nello studio bolognese uno Stefano da Faenza, che ebbe la cattedra di grammatica, mentre qualche anno dopo sempre nell’università emiliana insegnò Bartolomeo da Faenza, lettore di poesia e retorica. Faenza annovera anche un Girolamo di Francesco Ronchi, anch’egli insegnante di eloquenza a Perugia nel 1451.

Questi sono solo una parte dei faentini docenti nei vari atenei d’Italia e d’Europa. La riscoperta di queste relazioni tra la città dei Manfredi e la cultura europea getta, dunque, nuova luce anche su quel Rinascimento faentino cresciuto come un fiore spontaneo o inserito in un circolo virtuoso di rifondazione della cultura, sulla base delle nuove conoscenze che giungono da Oriente? Per rispondere a questa domanda sono necessari ulteriori studi. Per ora accontentiamoci di vedere, nei nostri cortei, figure come quella di Leonello Vittori.

Mattia Randi